Per un sistema penitenziario più trasparente

L’accesso alle informazioni riguardante le pubbliche amministrazioni è un diritto dei cittadini. Anche l’Amministrazione Penitenziaria è soggetta ad obblighi di trasparenza. In alcuni casi si è adeguata alle nuove normative, mentre in altri ancora stenta. Ne parliamo in questo approfondimento con Claudio Paterniti Martello

Associazione Antigone
2 min readNov 11, 2019

Da anni, tra gli obiettivi delle azioni governative figurano la cittadinanza digitale e la trasparenza dell’Amministrazione Pubblica. Si pensa a meccanismi di vario tipo che rendano accessibili gli atti pubblici, come il FOIA. Uno dei luoghi in cui si è riflettuto su cosa e come rendere accessibile alla cittadinanza è stato l’Open Governement Forum, promosso dal Ministero della Pubblica Amministrazione e composto da associazioni e gruppi della società civile, funzionari dell’Amministrazione Pubblica ed esperti coinvolti a vario titolo. I pareri e le proposte emerse da quel consesso dovrebbero consentire l’elaborazione di una riforma dell’Amministrazione Pubblica efficace. Antigone ha fatto parte del forum, muovendo rilievi e critiche sull’accessibilità di procedure e dati nel sistema penitenziario.

In carcere si dipende in tutto dall’Amministrazione. La possibilità di interloquire con i suoi responsabili e di accedere agli atti pesi più di quanto non avvenga fuori. Con il Terzo Piano d’azione sull’Open Governement il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria si è impegnato, per il biennio 2016–2018, a promuovere la digitalizzazione delle cosiddette “domandine”, le richieste che i detenuti rivolgono alla direzione del carcere e che riguardano tanto gli aspetti materiali della vita detentiva (come il trasferimento da una cella a un’altra) quanto quelli immateriali. Le richieste vengono scritte con carta e penna e ricevono spesso risposte tardive, per mancanza di tempo e risorse dell’Amministrazione o per malfunzionamenti interni, con conseguenze sull’umore delle persone detenute e anche degli operatori penitenziari, su cui si riversa parte di quel malessere. Nonostante gli impegni presi ad Antigone non risulta che su questo fronte siano stati raggiunti risultati significativi.

L’Amministrazione Penitenziaria si è poi impegnata a pubblicare vari dati, sia quantitativi che qualitativi, riguardanti i singoli istituti. E lo ha fatto. Oggi i cittadini hanno accesso a schede informative molto utili, sul sito del Ministero della Giustizia.

Altri dati restano però inaccessibili ai cittadini: le liste relative agli appalti interni, come quelli che riguardano il vitto (generalmente fornito da ditte esterne), o le liste dei beni acquistabili in carcere — il cosiddetto sopravvitto — rispetto ai quali le persone detenute lamentano spesso costi eccessivi.

Un ambito in cui si pena a garantire la tanto declamata trasparenza è poi quello della sanità. Prova di grande trasparenza sarebbe la pubblicazione, da parte del Ministero della Salute, delle relazioni igienico-sanitarie che le ASL dei territori su cui si trovano gli istituti penitenziari sono obbligate a redigere con cadenza semestrale. Antigone ha richiesto col meccanismo del FOIA l’accesso a 40 di esse, ricevendo meno di 10 risposte.

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